Fra i tanti possessori di azioni che la stellare quotazione in Borsa di Facebook
si accinge a creare, ce n'è uno che può dirsi particolarmente
fortunato: è un graffittaro americano di origine coreana, David Choe,
che nel 2005 dipinse i muri della prima sede del social network. Erano i
tempi in cui come presidente della società fondata da Zuckerberg
figurava il geniale e cocainomane Sean Parker, che dopo che la sua prima
creatura, Napster, era stata silurata dalle major del disco, si stava
prendendo una rivincita aiutando uno sconosciuto e promettente
ragazzino, Mark Zuckerberg, appunto. Parker offrì al pittore due alternative: accettare, come compenso del
suo intervento qualche migliaio di dollari, oppure portare a casa un
certo numero di azioni di Facebook.
Non si sa esattamente quante, pare una percentuale compresa fra lo 0,1 % e lo 0,25 % del totale delle quote. Fatto sta che, malgrado all'epoca l'idea di Facebook gli sembrasse “ridicola e senza scopo”, come ebbe a dire, Choe scelse la seconda opzione, e mai scelta fu più fortunata: con una quotazione prevista attorno ai 100 miliardi di dollari, al graffittaro senza fissa dimora (per scelta, non per mancanza di soldi) andrebbero più o meno 200 milioni di dollari.
Non si sa esattamente quante, pare una percentuale compresa fra lo 0,1 % e lo 0,25 % del totale delle quote. Fatto sta che, malgrado all'epoca l'idea di Facebook gli sembrasse “ridicola e senza scopo”, come ebbe a dire, Choe scelse la seconda opzione, e mai scelta fu più fortunata: con una quotazione prevista attorno ai 100 miliardi di dollari, al graffittaro senza fissa dimora (per scelta, non per mancanza di soldi) andrebbero più o meno 200 milioni di dollari.
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