Cinque-sei minuti di assemblaggio e nasce l'Hiv

NEW YORK - Per la prima volta due scienziati hanno visto, in tempo reale, centinaia di migliaia di molecole unirsi, in una cellula, per formare una specifica particella di un virus che, in meno di 25 anni, ha ucciso oltre 25 milioni di persone: l'Hiv, il virus dell'Aids. Protagopnisti della ricerca sono un virologo e un biochimco della Rockefeller University di New York, che pubblicano il loro lavoro su "Nature". I risultati potrebbero rivelarsi utili nello sviluppo di nuovi trattamenti per i milioni di sieropositivi in tutto il mondo, ma anche per ripensare le attuali strategie di ricerca. E potrebbero contribuire a capire come agiscono anche altri virus. La differenza l'ha fatto il microscopio usato dai due ricercatori: non uno classico, ma uno speciale tipo che illumina soltanto la superficie delle cellule, dove l'Hiv si assembla. In pratica, "è possibile vedere, in ogni minimo dettaglio, tutto ciò che avviene sulla superficie cellulare, escludendo il resto", spiega il biofisico Sandy Simon. L'équipe così è stata la prima a vedere quanto tempo impiega il virione, cioè la singola particella dell'Hiv, ad assemblarsi: appena 5 o 6 minuti. "Prima - afferma il virologo Nolwenn Jouvenet - non sapevamo se ci volessero frazioni di secondo oppure ore".

Per essere certi che si trattasse di particelle in assemblamento sulla superficie cellulare - e non già formate - l'équipe ha etichettato una proteina virale "chiave", chiamata Gag, con molecole fluorescenti, il cui colore cambia nel momento in cui si attaccano l'una all'altra. Molti differenti elementi servono per formare un virione, ma Gag è l'unica necessaria. I ricercatori hanno visto che le molecole di Gag vengono reclutate dall'interno della cellula e viaggiano verso la superficie. Quando ci sono abbastanza molecole vicine che si urtano l'una con l'altra, la membrana esterna della cellula comincia a gonfiarsi: è una sorta di bozzolo da cui si forma la singola particella virale, che diventa presto indipendente.
Non scambia più materiale con la cellula e, anzi si stacca, pronta per infettarne altre.


Repubblica.it

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