«Scrivere poesie è da omossessuali». Sarebbe stata questa la motivazione con la quale due anni fa 8 mafiosi reclusi del carcere di piazza Lanza a Catania avrebbero violentato un ventenne detenuto, pure lui affiliato a una cosca.
«Il ragazzo - ricorda il suo avvocato - scriveva poesie e aveva modi che potremmo definire effeminati. Non so nemmeno se fosse omosessuale, ma così venne ritenuto dagli altri detenuti e fu trattato in carcere come tale. Fu violentato - rievoca il penalista - da un gruppo di otto detenuti, tutti in carcere per gli stessi reati, e fu costretto al ricovero in infermeria con nove punti di sutura all'ano». «Il giovane - rivela l'avvocato Antonio Fiumefreddo - è ancora in carcere, ma per quell'episodio non ci fu alcuna conseguenza o punizione per i suoi aggressori».
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