Il 13 marzo 1885 il capo di una tribù di indiani del Nord America, di nome
Meshkiassang, scriveva al Sommo Pontefice da Fort William, Lake Superior,
Ontario, nei seguenti termini: «Nostro Padre, nostro Papa, anche se noi indiani
siamo molto poveri e miserevoli, tuttavia il nostro Creatore ha avuto grande
compassione di noi e ci ha dato la religione cattolica. Oltre a ciò Egli ha
avuto pietà di noi e ci ha dato Caterina Tekakwitha. Questa santa vergine, una
indiana come noi, essendo stata favorita da Gesù Cristo con molta grazia, crebbe
molto buona e santa, ed ora — come noi ne siamo persuasi — è gloriosa nel cielo
e prega per noi tutti. Questa vergine, noi crediamo, ci è stata data da Dio come
un gran favore, perché è la nostra piccola sorella. Ma adesso speriamo che anche
Tu, nostro Padre, che sei il Vicario di Gesù Cristo, vorrai pure concederci un
favore; ti supplichiamo con tutto il nostro cuore di parlare e di dire: “Voi
indiani, miei figli, prendete Caterina come oggetto della vostra venerazione
nelle chiese, perché lei è santa ed è in cielo”».
Era questa una delle tante missive inviate al Santo Padre per manifestargli
la grande fiducia che i cattolici indiani avevano di vedere riconosciuta come
santa una giovane di una delle loro tribù grandemente amata e stimata per il
modo in cui ella aveva vissuto secondo lo spirito del
Vangelo. Kateri Tekakwitha, della tribù degli Agniers o Mohawks degli indiani
irochesi, nacque e passò la prima parte della sua esistenza nel territorio che
attualmente si trova nello Stato di New York negli Stati Uniti, e il resto della
sua vita in quello che fa parte del Canada e si trova al di là del fiume Saint
Laurence, di fronte alla città di Montréal. Qui ella concluse la sua esistenza
terrena dopo aver dato un brillante esempio di vita cristiana.
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